Cos’è l’Orientamento


Contenuti del 1^ seminario “Giovani e lavoro”

Queste le 3 grandi componenti della psiche: cognitiva, emotiva, comportamentale.

Psicologia deriva dal greco psykhé che significa anima, quindi non solo fisiologia o processi cognitivi; la psicologia è, nell’approccio che io condivido, un discorso sull’anima, da cui possiamo definire lo psicologo (e più ancora lo psicoterapeuta) come colui che si occupa di “anima”. Anima
– come elemento che dà senso all’esistenza e il maggior disagio è, appunto, la mancanza di senso che possiamo avvertire
– anima che ci accompagna in ogni istante (ci guida, ci sostiene, ci influenza, spesso ci ostacola)

Nietzche scrisse “chi ha un perché per vivere, sopporta qualsiasi cosa” . E quando vengono meno i perché, subentra il disagio profondo della personalità.

Quindi ogni azione di orientamento è un’azione di orientamento alla vita, soprattutto se partiamo da questi assunti e utilizziamo un metodo che ci aiuta a conoscerci in profondità, a riflettere su di sé, operando un riassestamento degli elementi già presenti dentro di noi.

Platone racconta del mito di Er, secondo cui la nostra anima sceglie in che esistenza scendere sulla terra, sceglie il proprio destino e si assume un compito, uno scopo. Le persone crescendo attraversano diverse fasi nel corso della loro vita: all’inizio c’è quella ottimistica (il mondo è mio amico, soddisfa i miei bisogni, è fonte di piacere), passando poi a quelle della delusione, dell’eventuale sconforto, della diffidenza fino ad arrivare alla fase del rifiuto (il mondo è ostile), inevitabilmente si sviluppa una modalità di approccio alla vita critico.

Come evolvere da questa fase? Alcuni ci rimangono impantanati tutta la vita, riversando l’insoddisfazione sugli altri, qualcuno invece – forse ricordando di non essere poi così in balìa degli eventi – ricerca il senso della sua esistenza. Il lavoro rientra in questa attribuzione di senso, di significato. Ad esempio certi cambiamenti non sono semplicemente delle fughe, ma una vera e propria riorganizzazione della propria vita, un cambio di rotta, magari incomprensibile per chi non conosce l’anima di quell’individuo.

In ogni caso dobbiamo sempre (consapevolmente o no)
fare scelte – prendere decisioni – intraprendere azioni

Quindi vanno considerati alcuni elementi che ci possono dare un grande aiuto in questo percorso:
consapevolezza, conoscenza di sé, senso di responsabilità

L’orientamento è un vero e proprio processo, cioè una serie di fatti e fenomeni in relazione tra loro.

Seneca – 2000 anni fa affermò che “non esiste vento a favore per il marinaio che non sa dove andare”.

Io utilizzo una metafora: è come se andassimo in stazione Centrale a Milano e salissimo sul primo treno in partenza, senza sapere dove va, quali fermate farà, quanto tempo impiegherà il viaggio. Questo è l’approccio con cui molti affrontano il percorso di ricerca di un lavoro, una scelta che è non-scelta, ma farsi portare da qualche parte.

Tipica è la risposta del candidato che si offre “per qualsiasi lavoro”, che se da un lato dimostra la sua buona volontà, dall’altro lascia perplessi i selezionatori che si chiedono quanto sia motivato e preparato “per quel tipo di lavoro” per cui stanno ricercando il candidato “migliore”, quello che meglio risponde ai requisiti richiesti.

Penso che il tempo meglio speso sia quello dedicato ad orientarci, a scegliere la strada da intraprendere; a questo scopo è essenziale la capacità di saper cercare, selezionare e organizzare le molte informazioni che ci aiutano a comprendere il mondo complesso in cui viviamo.

Possiamo svolgere questo compito con lo stesso metodo burocratico di uno sportello: compiliamo un modulo standardizzato (tanto siamo tutti uguali), avendo deciso quali sono le notizie importanti da inserire e considerare: sei maschio o femmina, età, diploma, ecc.

Io ritengo invece che dovremmo riflettere attentamente in ogni scelta della nostra vita, magari chiedendoci cosa ci piace di più – e perché ci piace – evitando di farci portare dalla corrente (mode e modelli superficiali che vogliono farsi sposare da tutti), inoltre dobbiamo effettuare un esame di realtà chiedendoci se ne siamo capaci, se abbiamo gli strumenti necessari e come acquisire le competenze che ci mancano.

In questo percorso sono determinanti:
– la capacità di stabilire un progetto, un piano d’azione,
– la conoscenza di se stessi (al fine di raggiungere un equilibrio emotivo e lo sviluppo personale che sono necessari),
– un profondo senso di responsabilità personale (non dando la colpa agli altri o agli eventi),
– il raggiungimento di un’autentica autonomia

Inoltre vanno valutati costantemente i risultati oggettivi (quanti colloqui ho sostenuto, quali nuove competenze ho acquisito) e soggettivi (la soddisfazione personale, le nuove cose che ho scoperto di me, alcuni punti deboli che ho rafforzato, ecc) raggiunti considerando che il momento presente è il solo che conti ed è ad esso che bisogna fare attenzione.

Possiamo dire che lo scopo dell’orientamento è:
la costruzione, finalizzata ad un obiettivo, di un percorso – formativo o professionale – che risponda alle esigenze del singolo individuo, considerando le sue capacità e aspirazioni, in relazione alle caratteristiche del mercato del lavoro.

Analizziamo gli elementi presenti in questa definizione :

Obiettivo – è la scelta finale, la città o il porto che vogliamo raggiungere (magari per poi ripartire!!) (il DOVE)

Percorso – prevede che si debba considerare la dimensione temporale che consente di raggiungere lo scopo che ci si prefigge, determinando quali sono i passi necessari da compiere e stabilendo gli obiettivi intermedi (il QUANDO e il COME)

Esigenze del soggetto – o scopo che l’individuo si prefigge, che il più delle volte va analizzato, “interpretato“ e, infine, ridefinito assieme al soggetto; ritengo che questo sia l’elemento più complesso del percorso di orientamento in quanto vanno considerate le motivazioni che sottostanno allo scopo stabilito (il COSA e il PERCHE’)

Capacità e aspirazioni – capacità intese come le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite – e quelle da acquisire – ma anche le attitudini, i valori professionali e le aspettative che, più o meno consapevolmente, il soggetto possiede (il CHI SONO). In questo ambito rientra la realizzazione del proprio bilancio di competenze (vedi nella sezione).

Caratteristiche del mercato del lavoro – ma quale mercato? Non possiamo certo parlare di un mercato del lavoro italiano poiché bastano pochi chilometri per trovare realtà totalmente diverse, come diverse sono le logiche che regolano le singole aziende – impresa familiare, multinazionale, settore commerciale o produttivo, ente pubblico o privato, ecc. (il CHI). In questo ambito si inseriscono sia le informazioni che ci aiutano a conoscere meglio le aziende (struttura e caratteristiche dell’azienda, l’organigramma, la cultura organizzativa, job analisys e job description, ecc.) sia le tecniche di ricerca attiva del lavoro (in senso lato: dove indirizzare la ricerca e a chi rivolgersi – inserzioni, passa parola, centri per l’impiego, agenzie di somministrazione, ecc. – in senso stretto: realizzazione di un curriculum efficace e relativa lettera di accompagnamento personalizzati per la ricerca, le modalità per contattare le aziende e come sostenere un colloquio di selezione). Queste conoscenze sono fondamentali per navigare in acque conosciute poichè il mercato del lavoro che ci sta davanti ha 2 caratteristiche sempre presenti che dobbiamo saper gestire: cambiamento e flessibilità.

Quanto detto mi sembra più che sufficiente per ritenere superati i confini che molti stabiliscono tra “orientamento” e “counseling psicologico” e per affermare che occorre qualcosa di più di un “manuale di istruzioni” per sostenere le scelte e le decisioni che i soggetti sono chiamati a fare in prima persona (ricordo che, alla fine, è sempre il soggetto che deve fare delle scelte e intraprendere delle azioni finalizzate)

I requisiti per poter intraprendere questo percorso sono:

  • – lo stabilirsi di un clima positivo di fiducia tra il soggetto e l’orientatore affinché si possa instaurare un rapporto sincero e costruttivo; va detto che una condizione imprescindibile è il diritto al rispetto della privacy del soggetto;
  • – la motivazione del soggetto ad intraprendere questo percorso e quindi la disponibilità a “mettersi in gioco” e la professionalità del tutor o psicologo (intesa come competenze acquisite, deontologia, capacità di ascolto attivo ed empatico). Infatti, nel percorso viene richiesta anche la capacità di autocritica e la disponibilità a rivedere e analizzare quali sono stati i motivi che possono aver condotto a degli insuccessi (formativi o professionali) per correggere eventuali comportamenti o atteggiamenti disfunzionali ed elaborare delle strategie che consentano di ottenere migliori risultati. In questo percorso spesso emergono problemi scolastici, difficoltà familiari, situazioni di scarsa autostima, demotivazione o altre problematiche psicologiche che non possono essere ignorate (come capita quando l’operatore allo sportello non è in grado di comprenderle e affrontarle).

Un percorso di questo tipo mira a far sì che ognuno diventi più consapevole delle proprie potenzialità e come svilupparle, dei propri limiti e di come affrontarli, dei propri punti di forza e di come farli risaltare.

Questo processo è indicato anche come empowerment – o self-efficacy, autoefficacia – inteso come la capacità di sviluppare il proprio potere personale, divenendo più consapevoli di sé, assumendosi la responsabilità della propria esistenza.