Kintsugi

 

Kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro”, è una tecnica giapponese che consiste nell’utilizzo di metalli preziosi (solitamente oro liquido) per saldare assieme i frammenti di manufatti in ceramica con il risultato di realizzare oggetti preziosi e esclusivi: da una frattura nasce così una nuova forma di perfezione estetica e interiore.
La cultura nipponica trasforma una ferita in bellezza e mostra con orgoglio le cicatrici testimoni della riparazione, che è solida e forte.
E’ il principio della
resilienza, della capacità di superare gli eventi traumatici rialzandosi, riflettendo su quanto accaduto affinchè sia anche opportunità di crescita e maturazione.

Nella nostra cultura, al contrario, l’oggetto rotto o danneggiato è qualcosa da nascondere allo sguardo, in quanto ormai privo di valore; inoltre la vista dei cocci produce sofferenza, senso di colpa o di sconfitta.
Quando attraversiamo una tempesta esistenziale e la nostra vita sembra andare in frantumi, non sapendo cosa fare o come rimetterla insieme distogliamo lo sguardo da quella ferita nella speranza (assolutamente vana) che
il tempo sistemi tutto, che un giorno torneremo come prima. In realtà non basta un po’ di colla: la spaccatura si riaprirà ancora e ancora, inevitabilmente, sempre in quel punto.
Le ferite vengono così nascoste, scappiamo dal dolore ripentendoci (nella speranza di convincerci) che
è stato meglio così, non è poi così grave, siamo forti e ne usciremo.
Ne usciamo, è sicuro, ma i frammenti dell’anima non si aggiustano con il tempo, anzi, dove c’è stata una frattura si crea una zona di estrema sensibilità in cui ogni evento esterno risuona, come un’eco, all’infinito…
Come la mia tibia che pulsa anticipandomi la pioggia… le ferite dell’anima risuonano in un’enorme cassa armonica, da una all’altra, senza tregua.
Alla fine la paura di ripetere quell’esperienza di sofferenza ci impedirà di amare ancora; abbandoniamo i cocci dell’anima in qualche luogo fuori dalla nostra coscienza e tentiamo di sopravvivere.

Utilizzando questa metafora, Kintsugi diventa l’arte di riparare l’anima, in cui si riconosce il valore delle ferite, osservando quei frammenti per rimetterli insieme, con fatica, con dolore, ma anche con consapevolezza, riacquistando così il senso della nostra integrità e dell’esistenza.

Onorare e valorizzare queste cicatrici d’oro è essenziale, perché raccontano la storia di ognuno, ci mostrano quanto siamo fragili ma anche preziosi e ci rammentano di essere gentili con noi stessi e con gli altri,

Nel 2018 nasce questo mio progetto, assolutamente innovativo e visionario, che ho chiamato Kintsugi perché ha l’obiettivo di risanare le ferite dell’anima, generando la guarigione e una nuova consapevolezza: incontri terapeutici in piccolo gruppo (a numero chiuso) come occasione per fermarci e dedicare a quella ferita – solitamente nascosta al mondo e, spesso, a noi stessi – le cure e l’elaborazione necessarie per guarire davvero, rimettendo insieme, con pazienza e dedizione, i frammenti della nostra anima che con il tempo ci hanno resi più sensibili e reattivi, impedendoci di amare.

Solo apprendendo quest’arte di riparazione, che utilizza l’amore per se stessi – l’oro prezioso- possiamo tornare ad amare, riconoscendo ed accettando anche le ferite degli altri, le loro imperfezioni, le loro cicatrici, vedendone l’intrinseca bellezza.

In questo percorso è altresì fondamentale perdonare, sé stessi e gli altri, per aver fatto cadere quel prezioso “oggetto”, per “aver permesso” che si rompesse.

Sono convinta che solamente in questo modo possiamo arrivare a riconoscere l’insegnamento che le esperienze ci offrono, dare un senso agli eventi che viviamo, farne tesoro e diventare persone migliori.

Per maggiori informazioni: info@orientamenti.eu